
Solo dopo che noi della Uilm avevamo lanciato la denuncia pubblica nei confronti di Enel martedì 21 luglio, si sono tenuti una serie di incontri tra l’Enel e le categorie dell’industria dei sindacati brindisini di Uil cisl e cgil, in cui la stessa multinazionale ha illustrato il piano propedeutico alla decarbonizzazione che intende attuare per poter giungere alla produzione di energia elettrica con l’ausilio dei sistemi di turbo gas anzichè quelli del carbone che fino ad oggi ne hanno segnato l’esistenza.
Nel prospettare le peculiarità di rilancio dl sito di Cerano l’Enel ha illustrato anche alcune delle attività collaterali che caratterizzeranno l’epocale cambiamento, cercando di saturare i circa 300 ettari di suolo su cui oggi risiede una delle centrali più importanti d’Europa.
Nel ribadire che la dislocazione territoriale e la propensione delle maestranze hanno reso il sito brindisino strategico per la sicurezza nazionale sulla tenuta energetica dell’intero paese si è aperta pertanto una nuova fase del confronto tra OO.SS. ed ENEL sul progetto di decarbonizzazione della centrale Federico II.
Dalle iniziali incomprensioni ai primi passi, seppur ancora non esaustivi, verso una costruttiva discussione su come si può gestire non solo la fase di trasformazione dell’impianto, ma anche il futuro industriale ed economico/sociale dell’intero territorio.
I rappresentanti sindacali, insieme ai Segretari generali confederali, hanno approfondito gli argomenti di discussione sull’ evoluzione produttiva della centrale acquisendo nuove informazioni sul cambiamento che dovrà essere completato entro il 2025. Una prima considerazione positiva è che si continui a discutere, così come da noi richiesto, nella convinzione che è arrivato il momento di porre fine alla politica di contrapposizione che anche in questi giorni si sta esercitando. È necessario capire che deve finire il tempo delle liti e degli scontri fini a sé stessi che hanno procurato fino ad oggi solo danni e perdite di tempo. Mettiamo da parte la tanto controversa politica del NO a prescindere! Con la decarbonizzazione si prospetta, quindi, un nuovo scenario che non riguarderà soltanto l’aspetto produttivo, ma cambierà sostanzialmente il volto del territorio con l’utilizzo e l’adeguamento di nuovi investimenti su terreni già pronti di proprietà ENEL. Al loro interno si trovano infrastrutture fondamentali come il porto, le servitù di servizio attualmente utilizzate per l’attività produttiva della centrale a carbone ed altre attività che se sviluppate ci darebbero: utilizzo vapore per tele riscaldamento, catena del freddo, serre, floricultura, prodotti agricoli ed altro.
La UIL, in uno con le Categorie UILTEC, UILM, UIL TRASPORTI, FENEAL E UILTUCS, intendono andare avanti senza infingimenti e strumentalizzazioni per costruire un modello di reindustrializzazione sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale. Ed è su questa linea che vogliamo portare avanti l’obiettivo di realizzare intorno al progetto di decarbonizzazione un indotto che possa dare sicurezza non solo ai lavoratori diretti ed indiretti, ma anche una prospettiva di nuova occupazione.
La Uil tutta, a margine dell’incontro e dopo intensi momenti di riflessione, che ne hanno caratterizzato da sempre la propria essenza nell’attività sindacale, oltre ad apprendere le volontà di Enel ritiene opportuno svolgere un ruolo attivo e propositivo tanto da non accontentarsi di quanto dichiarato, ma proponendo a tutti gli interlocutori siano essi industriali e/o politici di far svolgere un ruolo permanente e non estemporaneo ai players internazionali che potrebbero caratterizzare la loro presenza all’interno del perimetro della Federico II in maniera da farne scaturire delle opportunità sia occupazionali che di arricchimento del territorio che da decenni non vede un giusto riconoscimento delle politiche industriali dei vari governi che si sono succeduti.
La Segreteria di corso Umberto I° infine ritiene necessario proseguire il confronto serrato per definire e sottoscrivere un PROCOLLO D’INTESA VINCOLANTE al fine di garantire e tutelare la continuità produttiva nel cambiamento e la sicurezza lavorativa.
Pertanto diventa essenziale il coinvolgimento del Ministero dello Sviluppo Economico – che già è stato interessato – in quanto fattivamente possa catalizzare sul territorio brindisino quelle istanze da tempo inascoltate, ma che adesso risultano vitali anche per il riscatto di tutto il Mezzogiorno.